PESARO (ITALPRESS) – I finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Urbino hanno concluso una complessa e articolata attività di indagine denominata “Spettro”, in relazione a numerosi illeciti rilevati in materia di reati tributari, fallimentari, bancari e di riciclaggio posti in essere da vari soggetti, tutti appartenenti ad un medesimo gruppo familiare, ricoprenti, a vario titolo, degli incarichi all’interno di una società cooperativa sociale Onlus operante nel settore socio-assistenziale ed una società di servizi, entrambe aventi medesima sede. Nello specifico le indagini hanno riguardato le “prestazioni a largo spettro” fatturate dalla società di servizi, inadempiente a livello civilistico e fiscale, alla ONLUS in due annualità per quasi 700.000 euro e rivelatisi gonfiate ad hoc al fine di generare crediti fiscali inesistenti nonché per eludere la normativa che limitava la distribuzione degli utili ai soci. Nello specifico sono state svolte articolate e complesse indagini consistite, tra l’altro, nell’esecuzione di attività investigative di tipo tecnico quali intercettazioni telefoniche, estrazione ed analisi del contenuto di computer, smartphone e server aziendali sottoposti a sequestro nell’ambito di perquisizioni personali e locali eseguite nei confronti degli indagati. Gli investigatori al fine di fornire un adeguato quadro probatorio si sono avvalsi anche di consulenze informatiche. Le attività di indagine hanno riguardato, tra le altre cose, anche una richiesta di decreto ingiuntivo (per oltre 400 mila euro), formulata al Tribunale di Urbino sulla base di documentazione rivelatasi poi falsa, nonché un accordo di ristrutturazione del debito richiesto anch’esso al Tribunale di Urbino mediante allegazioni documentali risultate non veritiere ovvero artefatte da alcuni professionisti. All’esito di tali attività, sono stati segnalati all’A.G i componenti delle compagini sociali delle due società coinvolte, l’amministratore di fatto e di diritto delle predette e due commercialisti che, a vario titolo, sono risultati coinvolti in relazione alle ipotesi di reato di emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, nonché di omessa dichiarazione, di autoriciclaggio, di falso indotto in atto pubblico, di falso nelle attestazioni e relazioni del professionista, di mendacio bancario e di false comunicazioni sociali. In relazione ai fatti segnalati, per i quali è stato anche emesso l’avviso di Conclusione delle indagini preliminari da parte del Pubblico Ministero titolare delle indagini, è stata data esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale di Urbino su richiesta della Procura di Urbino per quasi un milione di euro con il sequestro, anche mediante l’espletamento di un’attività di perquisizione effettuata con l’ausilio di un’unità cinofila “cash dog”, di liquidità finanziarie, beni preziosi, quote societarie, tre autovetture, immobili e terreni nella disponibilità delle persone indagate. Nell’ambito di tali attività è stato anche rilevato come il villino adibito a residenza di uno degli indagati risulti essere in realtà censito, a livello urbanistico e catastale, come un “capanno agricolo” (per tali fatti il soggetto è stato deferito all’Autorità Giudiziaria). A livello tributario, sono state eseguite e concluse specifiche attività di verifica fiscale finalizzate alla riqualificazione dell’attività aziendale svolta dalla Onlus in quella svolta da una società a scopo di lucro, disconoscendo oltre che i costi per fatture per prestazioni inesistenti, anche ogni tipo di agevolazione fiscale adottata dalla società in virtù del suo status giuridico, quantificando per oltre un milione e mezzo le imposte dovute dalla società.(ITALPRESS).
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