Bankitalia, la Sicilia fuori dal tunnel
Palermo – Dopo otto anni di profondissima crisi, in Sicilia, nel 2015, la recessione si è fermata. L’economia isolana mostra segni di miglioramento nei settori dell’agricoltura e una parte del terziario, ma gli investimenti stentano ancora a decollare. L’occupazione torna a crescere, sia nel 2015 che nei primi mesi del 2016, il tasso di disoccupazione scende anche se di poco (0,8%) al 21,4% (11,9 a livello nazionale), ma il dato che allarma è la profonda sfiducia nei confronti delle possibilità di trovare un lavoro con la laurea. In Sicilia sono pochi i giovani che si iscrivono all’Università e nell’ultimo decennio si è registrata una riduzione delle immatricolazioni (19,5%) molto più elevata che a livello nazionale. Nell’Isola, tra l’altro, il tasso di scolarizzazione è tra i più bassi d’Italia e i tempi di laurea sono i più lunghi. Ecco la fotografia scattata dal report della Banca d’Italia, che, come ogni anno, ha presentato i dati sulla situazione economica siciliana.
“La crisi aveva fatto registrare, tra il 2007 e il 2014, la perdita di 12 punti del Pil e una contrazione dei consumi del 14 per cento – spiega Antonio Cinque, direttore della sede palermitana di Bankitalia -. Adesso, si registra una crescita pur debolissima (+0,2 per cento) del Pil e un aumento, anche se lieve, dei consumi delle famiglie, anche se lieve, soprattutto di beni durevoli”.
Sul fronte del credito, dopo un triennio, l’anno scorso è salita anche la domanda di nuovi prestiti da parte delle famiglie, parallelamente all’aumento di nuovi finanziamenti per le imprese da parte delle banche, incoraggiate dalla politica monetaria espansiva della Banca centrale europea.
Nel settore agricolo, nel 2015 il valore aggiunto del settore primario è stato pari a 3,1 miliardi, in crescita del 2,9% dopo i cali degli ultimi due anni. Tra il 2007 e il 2015 le esportazioni sono aumentate del 43%. Per quanto riguarda, invece, l’industria, l’attività del settore si è stabilizzata, come nel resto del Mezzogiorno: le indagini confermano, su un campione di 112 imprese con almeno 20 addetti, la crescita del fatturato, dopo due anni di stagnazione, che comunque non è stata sufficiente a riavviare gli investimenti, in calo per tre quarti delle imprese. Le aziende che mostrano andamenti migliori sono quelle che esportano. A livello generale, al netto del settore petrolifero, le vendite all’estero dei prodotti siciliani sono aumentate dell’11,4%. La maggiore crescita è stata nei settori agroalimentare (che ha reagito bene alla crisi) e dei prodotti chimici.
OCCUPAZIONE: nel corso del 2015, in base ai dati Istat, il numero medio di occupati in Sicilia è cresciuto del 2,3 per cento rispetto all’anno precedente (circa 31 mila unità in più), a fronte dell’aumento nel Mezzogiorno e a livello nazionale pari, rispettivamente, all’1,6 per cento e allo 0,8 per cento.
L’andamento positivo è da ricondurre principalmente al settore agricolo (12,6 per cento) e al comparto del commercio, alberghi e ristoranti. Timidi segnali di ripresa pure nel settore delle costruzioni: dopo una perdita di quasi 64 mila posti di lavoro (dal 2008 al 2014), l’occupazione vede un segno più del 4,2 per cento (4 mila addetti). Miglioramento, quello della crescita dell’occupazione, che non deve comunque essere sopravvalutato, perché le cifre comprendono tutti coloro che hanno lavorato anche per poche ore.
Sono tornati a crescere gli occupati con età compresa tra i 15 e i 34 anni (7,1 per cento) che hanno beneficiato di alcuni strumenti di aiuto all’occupazione giovanile, come “Garanzia Giovani”. Programma che, secondo il ministero del Lavoro, in Sicilia a fine 2015 contava il maggior numero di adesioni (oltre 47 mila tirocini attivati).
DISOCCUPAZIONE: il tasso di disoccupazione di lunga durata, inteso come coloro che sono disoccupati da più di un anno sul totale della forza lavoro, è sceso di 1,3 punti rispetto al 2014, collocandosi al 14%. Nel 2015, le ore autorizzate di Cassa integrazione guadagni (CIG) sono diminuite, rispetto al 2014, del 32,8%.
SPESA PUBBLICA LOCALE: nel periodo 2012-2014, la spesa pubblica primaria delle Amministrazioni locali siciliane è stata in media pari a 3.433 euro pro capite, al di sotto del dato nazionale. Oltre due terzi della spesa sono di competenza della Regione e delle Asp, poco meno di un quarto è erogato dai Comuni.
Il costo del personale delle amministrazioni locali siciliane è stato pari a 1.070 euro pro capite nella media dell’ultimo triennio, con un livello superiore al dato nazionale e circa il 90% è riconducibile agli assunti a tempo indeterminato.
(ITALPRESS).
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