A Catania un convegno della Sac per fare decollare la Sicilia nei “mercati globali”
Si è svolto a Catania, nella prestigiosa cornice di Palazzo dei Chierici, l’incontro “Legalità, cultura, innovazione: risorse strategiche per lo sviluppo della Sicilia e per competere sui mercati globali”, quinto appuntamento della rassegna “L’Isola che decolla” curata dalla Sac, la società di gestione dell’aeroporto di Catania, e coordinata dal giornalista Salvo Fallica. Nella sua introduzione, Gaetano Mancini, amministratore delegato di Sac Spa, ha sottolineato la «stretta connessione fra il turismo e la crescita di un territorio. Altre regioni hanno sviluppato già trenta-quarant’anni fa un preciso progetto di valorizzazione delle proprie specificità, ma la Sicilia no e oggi ne paga il conto. Ora tocca sforzarsi di riguadagnare, se possibile in fretta, il tempo perduto, puntando sull’enogastronomia, sull’arte, sulla bellezza. Cultura, cultura economica e cultura d’impresa e il loro rapporto con la legalità, quindi. Perché, sia chiaro, non c’è vero sviluppo senza rispetto delle regole. Inoltre, ritengo di grande innovazione lo sforzo dei soci Sac sull’efficienza e sui risultati di bilancio, che hanno reso possibile l’inizio del processo di quotazione in Borsa». I saluti istituzionali di Enzo Bianco, sindaco di Catania, sono anche stati occasione per riflettere sui tragici fatti francesi delle ultime ore. «Attorno al Mediterraneo sta avvenendo il più grande processo di trasmigrazione di massa mai visto nella storia», ha dichiarato Bianco, «e ora più che mai la sfida è aprirsi, culturalmente, economicamente, socialmente. Non serve alzare barriere, ma riuscire a interpretare con orgoglio una identità. In tale campo, uno scalo aeroportuale come quello di Catania è semplicemente centrale, anche guardando ai suoi volumi di traffico, alla sua crescita esponenziale degli ultimi anni».
«Nel giro di trent’anni le nostre società saranno molto vecchie», ha dal canto suo notato Giacomo Pignataro, rettore dell’Università degli Studi di Catania, «la mobilità sarà quindi sempre più importante, nel suo essere fattore potente di innovazione. Perché lo sviluppo si costruisce su un capitale fisico, come le infrastrutture, ma anche su un capitale immateriale, sociale, come legalità, senso civico, senso etico, cultura e innovazione appunto».
Per Ivanhoe Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria, «tutti guardiamo a un orizzonte di brevissimo termine, il che ci fa sfuggire la potenza dei cambiamenti in corso. La storia è fatta dai processi demografici. Significa che Europa e Mediterraneo saranno sempre più centrali. Ancora più centrale sarà la Sicilia, fisicamente cuore del Mare Nostrum. Serve quindi fare dell’Isola un luogo di grande innovazione, in linea con un certo mondo produttivo, che cambia in maniera velocissima. E serve passare dalla vecchia cultura siciliana, clientelare, a nuove, nuovissime competenze, coinvolgendo soprattutto il mondo universitario». «Abbiamo bisogno di cambiare le nostre sovrastrutture mentali», ha poi spiegato Rosario Crocetta, presidente della Regione Siciliana, «solo così potremo governare il cambiamento. In Sicilia, dopo una storia di immobilismo, oggi occorre una rivoluzione che nasca da ognuno di noi. Mutare gli equilibri, soprattutto economici, è difficile, ma con un nuovo modello chiaro è possibile. Quel che serve è valorizzare al massimo le nostre risorse, che sono immani, e creare simbiosi fra un sistema pubblico che si sta rinnovando e uno privato impostato su criteri di eticità. Senza immaginarci una Sicilia irreale, partiamo dalla Sicilia che c’è». «La Sac non può essere una entità economica fine a se stessa», ha da ultimo evidenziato nelle sue conclusioni Salvatore Bonura, presidente della società di gestione, «ma deve avere anche una funzione sociale. Non può limitarsi a generare valore per gi azionisti o ad aumentare il grado di connettività fra Catania e il mondo. Abbiamo il dovere di misuraci con le sfide del nostro tempo. Ed ecco, quindi, che tornano prepotentemente in campo cultura, legalità e innovazione, per conciliare lo sviluppo con il rispetto delle regole, precondizione assoluta per una vera crescita. La legalità non può assolutamente essere posta in contrapposizione con lo sviluppo, ma come risorsa strategica. E non può esservi legalità senza cultura, intendendo per cultura la ricerca, l’acquisizione e la trasmissione di saperi, di competenze, di professionalità».
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