CATANIA (ITALPRESS) – Il clan Santapaola lucrava sui finanziamenti Covid. E’ quanto hanno accertato gli agenti della Polizia di Stato di Catania che hanno eseguito dieci misure cautelari. Cinque persone sono finite in carcere ed altre cinque sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e all’obbligo di dimora nel Comune in cui abitano. I provvedimenti, disposti dal gip del Tribunale etneo, sono stati eseguiti su delega della Procura Distrettuale – Direzione Distrettuale Antimafia. Gli indagati devono rispondere, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alle truffe aggravate ai danni dello Stato, all’indebita percezione di erogazione in danno dello Stato ed ai delitti di falso in scrittura privata, falso ideologico in atti pubblici nonché altri delitti contro la fede pubblica, con l’aggravante, per solo quattro di loro di avere agito anche al fine di agevolare l’associazione mafiosa Santapaola-Ercolano. Agli indagati vengono contestati numerosi delitti di falso e di indebita percezione di contributi pubblici consistenti in finanziamenti di vario genere erogati da istituti bancari e garantiti dallo Stato, in particolare il cosiddetto decreto liquidità emanato per fronteggiare l’emergenza economica conseguita alla pandemia da Covid-19. Tali finanziamenti garantiti dallo Stato, secondo quanto emerso dalle indagini, venivano erogati sulla base di documentazione falsa e presentata da soggetti che non avevano i presupposti di legge. Sempre secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip, al vertice dell’associazione criminale, composta, tra gli altri, da vari professionisti del settore, sarebbero stati un funzionario di un noto istituto di credito catanese ed il Direttore generale di un Consorzio Fidi. Tra gli indagati anche un Brigadiere capo dell’Arma dei Carabinieri in servizio a Catania. Al militare viene contestato anche il reato di accesso abusivo ad un sistema informatico protetto, avendo più volte consultato le banche dati di polizia per finalità diverse da quelle connesse al servizio. Gli indagati, sfruttando anche la semplificazione procedurale sancita dalla legislazione d’urgenza del Decreto Liquidità, avrebbero assicurato a beneficiari compiacenti l’accesso fraudolento ai finanziamenti, istruendone la relativa pratica sin dalla predisposizione della falsa documentazione reddituale ai fini dell’indebita erogazione del contributo. Gli investigatori hanno rilevato numerose difformità con riguardo alla documentazione inerente almeno 13 istanze di contributi garantiti, così determinando l’indebita erogazione di finanziamenti garantiti per la somma complessiva di circa 380.100 euro. Pertanto, nei confronti dei 10 destinatari della misura restrittiva, nonché di ulteriori 15 indagati, beneficiari compiacenti degli indebiti finanziamenti, per la maggior parte titolari di esercizi commerciali, il gip ha disposto il sequestro preventivo, anche per equivalente, della complessiva somma di 380.100 euro costituente il profitto dell’illecita attività posta in essere. vbo
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