Presidente della Corte di Cassazione incontra studenti di Giurisprudenza a Palermo
PALERMO (ITALPRESS) – Un punto di vista sul ruolo del magistrato di legittimità nell’ambito della giustizia moderna, accompagnato da aneddoti sulla propria esperienza professionale e riflessioni sul futuro della professione: Margherita Cassano, prima presidente della Corte di Cassazione, si racconta agli studenti di Giurisprudenza in un incontro nella sede centrale del dipartimento, in via Maqueda. L’appuntamento si è svolto alla presenza di oltre 200 ragazzi, alcuni dei quali in rappresentanza delle rispettive associazioni hanno rivolto domande di diverso carattere a Cassano, e fa il paio con la tavola rotonda all quale la presidente della Cassazione ha preso parte di mattina al Palazzo di Giustizia.
La prima raccomandazione della presidente agli studenti è quella di “non dare mai nulla per scontato nel vostro percorso di studi: ho vinto il concorso in magistratura nel pieno dell’epoca del terrorismo, svolgendo l’unica funzione che all’università non avrei mai voluto svolgere ovvero quella di pubblico ministero. In ambito giuridico si deve pensare poco alla carriera e tanto all’entusiasmo di ciò che si fa: il fatto che mio padre fosse anch’egli magistrato è stato importante per il mio percorso, anche se non voleva che seguissi la sua strada. Nella mia vita non ho mai fatto programmi a lunga scadenza, ma ho sempre gestito con entusiasmo tutti gli incarichi della mia carriera”.
Tracciando il ruolo dell’ufficio da lei presieduto, Cassano spiega come il compito principale è “evitare di fornire alla comunità risposte incoerenti attraverso decisioni diverse di caso in caso: la maggiore sfida della Cassazione è restituire effettività alla risposta giudiziaria, garantendo i diritti fondamentali della persona e l’accesso alla giustizia a tutti. La Corte interviene quando si è già radicato un contrasto interpretativo che non si riesce a superare oppure quando non si condivide più un orientamento prefigurato”.
Più complesso il capitolo delle sfide che attendono la giustizia soprattutto per via di un panorama normativo che, ricorda la presidente, “deve tenere conto della dimensione nazionale ed europea. La ricerca di principi che mettano tutti d’accordo è affascinante, ma al contempo difficile: il mio augurio è che si possano cogliere in anticipo gli sviluppi della Corte europea dei diritti dell’uomo, per adattarli alla legislazione italiana. Anche la riduzione dei tempi di celebrazione dei processi è un tema che coinvolge tutti i magistrati: la specializzazione si è rafforzata e si sta lavorando per accorpare questioni differenti, evitando contrasti giurisprudenziali. E’ un percorso che portiamo avanti unendo diversi gruppi di lavoro che si occupino dello stesso tema e cercando di limitare l’utilizzo di un linguaggio fin troppo giuridico per spiegare le decisioni ai cittadini”. Altro fronte caldo è quello del ruolo dell’intelligenza artificiale, che per Cassano “può essere uno strumento di supporto per il magistrato, ma mai sostitutivo: il processo non può sfuggire al controllo della figura giudicante, altrimenti gli effetti sarebbero devastanti”.
L’esperienza della pandemia offre uno spunto per evidenziare l’importanza del lavoro in presenza dei giudici: “Il lavoro a distanza non può e non deve essere il modello ordinario di questa professione: la giustizia è fatta anche di confronti e scambio di esperienze per permettere al magistrato di affrontare al meglio la complessità dei suoi compiti”, sottolinea Cassano, che nel chiudere manifesta l’augurio ai presenti “di avervi tutti come colleghi un giorno”.
A introdurre l’appuntamento è Bartolomeo Romano, docente di Diritto penale, attraverso un excursus sul ruolo femminile nella magistratura italiana: “La presidente ha vinto il concorso in magistratura nel 1980, pochi anni dopo che l’accesso alla categoria era stato aperto alle donne: la legge al tempo era molto restrittiva sulla presenza femminile in magistratura e nei collegi di Corte d’Assise, oggi il numero di magistrati donne ha superato quello degli uomini attestandosi al 56% ma considerando solo i ruoli direttivi si scende al 30%”.
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(ITALPRESS)