Trapianti, Battaglia (Crt) “In Sicilia troppi no, cambiare la cultura”
PALERMO (ITALPRESS) – “Una sanità di alto livello è una sanità in cui funziona la rete trapianti. Per la loro complessità, i trapianti sono un target di misura di una sanità che funziona”. Lo ha detto in un’intervista all’Italpress il responsabile del Centro regionale trapianti siciliano, Giorgio Battaglia. Per Battaglia, quando una regione fa trapianti “significa che la sanità funziona perchè sono implicate talmente tante professionalità che soltanto il trapianto può svelare che quella rete funziona”, ha evidenziato.
A Catania è nata la figlia della donna che ha ricevuto il primo trapianto di utero in Italia. “La trapiantologia – ha spiegato Battaglia – è una delle eccellenze della sanità, che funziona quando funziona una rete trapianti. In Sicilia abbiamo assistito alla nascita della prima bambina nata da una donna che ha ricevuto il trapianto di utero. E’ la prima nascita in Italia e nel mondo ci sono soltanto cinque bambini nati da donne che hanno ricevuto un trapianto di utero”.
“Mettere insieme tante professionalità – ha proseguito – ha significato dare un contributo per migliorare le risposte che la sanità può dare ai cittadini. La rete trapianti è diventata anche uno strumento di miglioramento della sanità della nostra isola.
Il responsabile del Centro regionale trapianti siciliano, quindi, ha fatto il punto della situazione delle donazioni per quest’anno. “Da gennaio a oggi – ha affermato – abbiamo avuto circa cento donatori. Di questi cento, gran parte sono andati a procurement e quindi a trapianto, anche se in Sicilia purtroppo abbiamo un tasso di opposizione che non ci rende particolarmente contenti”. Per questo, ha spiegato, “siamo impegnati a cercare di cambiare questa cultura che nella nostra terra è particolarmente evidente”.
E’ necessario, quindi, migliorare la cultura della donazione. “Quando andiamo al Comune per rinnovare la nostra carta d’identità – ha detto Battaglia – ci viene chiesto se vogliamo diventare donatori. E’ lì che dobbiamo vincere la nostra battaglia ed è lì che vinciamo se riusciamo a porgere bene la domanda, a spiegare che quello è un ‘sì’ per la vita nostra e per quella di chi potrebbe avere bisogno dei nostri organi. Quel ‘sì’ è una sconfitta della morte perchè prolunga la vita. E’ lì che stiamo combattendo la nostra guerra”, ha aggiunto, spiegando poi che quando invece ci si trova a chiedere la donazione “dietro una porta della rianimazione” la scelta “può diventare un’opposizione in quanto quel momento drammatico è il momento meno opportuno per scegliere di diventare donatori”. Poi, un altro elemento che può aiutare è “la promozione attraverso i video che giungono nelle nostre case e attraverso gli spot radio”. “Abbiamo chiesto – ha spiegato – a un testimonial siciliano, che tra l’altro studia medicina, Daniele Garozzo, olimpico di scherma, di diventare il nostro ‘sì’ attraverso le case in cui giunge il suo messaggio”.
– foto Italpress –
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