Eurostat sulla ricchezza, il PIL pro-capite più alto a Londra mentre la provincia di Siracusa prima tra le siciliane

Siracusa – ( di Gaetano Guzzardo) – Una volta tanto la provincia di Siracusa eccelle nelle classifiche economiche, insomma non naviga sempre nelle zone basse.

A dircelo è l’Eurostat, il servizio di statistica europeo, che nei giorni scorsi ha pubblicato la classifica delle province europee in base al Pil pro-capite (prodotto interno lordo), partendo da una media, naturalmente quella europea, al quale è stato assegnato il punteggio di 100 euro.

Ebbene, se la provincia più ricca risulta essere quella di “Inner London – West” nel Regno Unito, con un Pil 6 volte la media, a seguire ben cinque province tedesche con un Pil che oscilla tra 300 e 450 euro pro-capite (Parigi 302, ma bene anche in Belgiop, Lussemburgo, Norvegia e Paesi Bassi).

Per arrivare alle italiane bisogna scendere di quaranta posizioni, con Milano attestata a 181 euro, Bolzano con 147, e tra una città e l’altra del Nord Europa, Bologna 146. E così siamo entrati in Italia, ma per arrivare in fondo allo stivale, ovvero alla Sicilia, bisogna scendere di 300 posizioni, proprio Sud Sud, che dividiamo con tante altre province del meridione, della Grecia, e con quelle dell’Est europeo che sono appena entrate nel lungo e difficile percorso dello “sviluppo”.

Comunque, arrivati in Sicilia, sorpresa delle sorprese, per l’Eurostat la provincia con il più alto Pil è proprio Siracusa con una media di 72 euro. Alle sue spalle Palermo con 71, Ragusa 70, Messina 66, Catania 63, Caltanissetta 60,  Enna 57, Trapani 56, Agrigento 51.

Come si vede, la storia è sempre la stessa, “le due velocità”, che non sono quelle dei treni, considerato che nel nostro Paese molte Regioni, tra queste la Sicilia, viaggiano ancora ad un solo binario, ma quelle dell’economia e della crescita.

Un Nord, in questo caso non solo quello di casa nostra ma quello dell’Europa, che cresce e si sviluppa registrando i dati del suo Prodotto Interno Lordo oltre la media, ed un Sud che diventa sempre più Sud, allargandosi a macchia d’olio, facendo compagnia a Paesi in default o che solo adesso si approcciano ad un programma di crescita.

E se vogliamo dirla tutta, guardando anche oltre l’Europa, stando alle notizie che i media economici pubblicano in questi giorni, l’Italia, ahimè, sarebbe fuori dalla classifica dei primi 30 Paesi nel mondo per quanto riguarda il “benessere nazionale” (in vetta si trovano Paesi come la Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Svizzera, Nuova Zelanda, Australia, Canada, Usa).

Secondo il Proseprity Index, l’indice basato sul benessere nazionale, realizzato dal Legatum Institute, l’Italia scivolerebbe, assieme alla Grecia, oltre il trentesimo posto, avvicinandosi sempre più ai Paesi dell’Est.

Secondo questa classifica le cause risiederebbero nel calo dei risparmi, nell’aumento della disoccupazione,  nell’incidenza dei crediti in sofferenza, e in una esportazione tra le più basse dei beni tecnologici (precediamo solo Spagna e Portogallo).

Non solo, ma non va dimenticata la cosiddetta “congiuntura economica”, visto che per il terzo anno chiudiamo in recessione, mentre le nostre istituzioni vengono piazzate in coda in Europa per quanto riguarda il principio di legalità e la qualità del sistema governativo.

Insomma, tutta in salita per il nostro Paese, ma se ci può consolare in provincia di Siracusa i dati ci danno il Turismo in crescendo anche se la disoccupazione, a leggere i dati della Banca d’Italia di qualche mese fa, viaggia oltre il 24 per cento e quella giovanile (15-24 anni) si avvicina ormai al 60 per cento.

Redazione

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