Commercio estero e attività internazionali delle imprese nel 2014

L’edizione 2014 dell’Annuario statistico realizzato dall’Istat e l’Ice fornisce un quadro aggiornato sulla struttura e la dinamica dell’interscambio di merci e servizi, sui flussi di investimenti diretti esteri, sulle principali caratteristiche delle imprese esportatrici ed importatrici, delle multinazionali italiane e di quelle a controllo estero che operano in Italia.

Struttura ed evoluzione del commercio estero

Nel 2013, il commercio mondiale di beni, misurato in dollari ed espresso a prezzi correnti, risulta in crescita rispetto al 2012 (+2,1%); i volumi scambiati sono in espansione (+2,4%) in presenza di una contrazione dei valori medi unitari (-0,5%).
L’interscambio mondiale di servizi cresce a tassi decisamente sostenuti (+5,5%) come gli investimenti diretti esteri (+9,2%).

Nel 2013, le esportazioni nazionali di servizi sono aumentate del 2,1% mentre le importazioni risultano stazionarie (0,0%).
L’Italia registra nel 2013 una lieve flessione del valore in euro delle merci esportate (-0,1%) e una consistente diminuzione delle importazioni (-5,5%). Queste dinamiche, condizionate anche dalla forte contrazione della domanda interna, determinano un ulteriore ampliamento dell’avanzo commerciale. Il miglioramento dell’attivo è di 20,5 miliardi rispetto al 2012, con un livello del saldo, pari a +30,4 miliardi di euro, che risulta il più elevato nel decennio 2004-2013.

Sempre nel 2013, la quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci, misurata in dollari, risulta pari al 2,79%, in lieve aumento rispetto al 2012 (2,74%).

Germania e Francia si confermano nel 2013 i principali mercati di sbocco delle esportazioni nazionali, con quote pari, rispettivamente, al 12,4% e al 10,8%. Gli Stati Uniti si collocano al terzo posto tra i paesi partner, con una quota del 6,9%. Seguono Svizzera e Regno Unito (rispettivamente 5,2% e 5%).

Tra i principali paesi, i mercati di sbocco più dinamici (incremento della quota sulle esportazioni nazionali superiore a 0,2 punti percentuali rispetto al 2012) sono Belgio (+0,3 punti percentuali), Cina, Russia, Regno Unito e Iraq (con +0,2 punti percentuali ciascuno).

La quota dell’Italia sulle esportazioni mondiali è aumentata in alcune aree geografiche, in particolare nell’Ue28 (da 4,66 a 4,74%), in Africa settentrionale (da 7,52 a 9,02%), negli Altri paesi africani (da 1,85 a 1,94%), nel Medio Oriente (da 3,21 a 3,40%) e in Asia orientale (da 0,82 a 0,87%).

Per quanto riguarda i principali raggruppamenti di industrie, nel 2013 si registra una riduzione del deficit nell’interscambio di prodotti energetici (-54,4 miliardi); rispetto al 2012 aumenta l’avanzo nell’interscambio di beni di consumo (+4,5 miliardi per i beni di consumo non durevoli e +1,3 miliardi per quelli durevoli) e di beni strumentali (+4,6 miliardi).

Tra i gruppi di prodotti manifatturieri in cui l’Italia detiene nel 2013 le più elevate quote sulle esportazioni mondiali di merci si segnalano: materiali da costruzione in terracotta (21%); pietre tagliate, modellate e finite (14,5%); cuoio conciato e lavorato, articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria, pellicce preparate e tinte (13,9%); prodotti da forno e farinacei (13,6%); articoli in pelle (escluso abbigliamento) e simili (11,3%); cisterne, serbatoi, radiatori e contenitori in metallo (11,2%).

Sempre nel 2013, l’Italia ha conseguito incrementi della propria quota sulle esportazioni mondiali relativamente ad alcuni prodotti: bevande (da 8,51 a 8,85%), articoli in pelle escluso abbigliamento (calzature e cuoio conciato e lavorato) (da 10,97 a 11,27%), macchine e apparecchi (da 6,24 a 6,54%), prodotti chimici (da 2,48 a 2,53%), prodotti farmaceutici, chimico medicinali e botanici (da 4,14 a 4,68%), articoli in gomma e materie plastiche (da 4,29 a 4,34%), altri prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi (da 6,26 a 6,39%) e autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (da 2,49 a 2,61%).

La provenienza territoriale delle vendite sui mercati esteri si conferma fortemente concentrata nelle regioni del Centro-Nord, da cui proviene l’87,9% delle esportazioni nazionali, mentre il Mezzogiorno attiva il 10,9% delle vendite sui mercati internazionali. Nel 2013, la quota della Lombardia sulle esportazioni nazionali è pari al 27,7%, quella del Veneto al 13,5%, quella dell’Emilia-Romagna al 13%, mentre la quota del Piemonte è al 10,6%.

Operatori economici del commercio estero e imprese esportatrici

Nel 2013, 211.756 operatori economici hanno effettuato vendite di beni all’estero. La distribuzione degli operatori per valore delle vendite conferma la presenza di un’elevata fascia di “micro-esportatori”: 132.229 operatori presentano un ammontare di fatturato all’esportazione molto limitato (fino a 75 mila euro), con un contributo al valore complessivo delle esportazioni nazionali pari allo 0,5%.

D’altra parte, 3.929 operatori appartengono alle classi di fatturato esportato superiori a 15 milioni di euro; questo segmento di imprese realizza il 69,1% delle vendite sui mercati esteri.

Rispetto all’anno precedente, nel 2013 aumenta il fatturato all’export degli operatori appartenenti alle classi di fatturato estero inferiori a 50 milioni di euro: +1,3% per quelli appartenenti alla classe 0-75 mila euro; +0,6% per gli operatori che fatturano fra 75 mila e 5 milioni di euro; +1,8% per quelli inclusi nella classe 5-50 milioni di euro. Risultano invece in contenuta flessione (-1,7%) le vendite degli operatori della classe di fatturato all’export più ampia (oltre 50 milioni di euro).

È in diminuzione anche la concentrazione delle esportazioni: la quota delle vendite all’estero realizzata dai primi mille operatori passa infatti dal 50,9% del 2012 al 49,9% del 2013; i primi cento operatori rappresentano nel 2013 il 24,2% dell’export, in calo rispetto al 25,3% del 2012.

Considerando gli operatori secondo i mercati di sbocco, il 43,4% di essi esporta merci verso un unico mercato mentre il 15,2% opera su oltre dieci mercati. La presenza degli operatori nelle principali aree di scambio commerciale è comunque diffusa: nel 2013 si registrano 151.701 presenze di operatori commerciali italiani nell’area Ue28, 84.298 nei paesi europei non Ue, 41.073 in Asia orientale, 39.489 in America settentrionale, 34.576 in Medio Oriente, 28.065 in Africa settentrionale, 26.325 in America centro-meridionale, 24.452 negli Altri paesi africani, 15.588 in Asia centrale e 17.692 in Oceania e altri territori.

Con 44.885 presenze all’estero, il settore dei macchinari e apparecchi n.c.a. è quello che detiene il numero più elevato di operatori all’export nel 2013. Seguono i settori dei metalli di base e prodotti in metallo, esclusi macchine e impianti, con 33.464 presenze; articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi con 33.020; prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori con 32.482.

I primi cinque paesi per numero di presenze di operatori commerciali italiani sono Germania (70 mila), Francia (68 mila), Svizzera (53 mila), Spagna (46 mila) e Regno Unito (40 mila). Si segnala un numero elevato di operatori anche in Austria (36 mila), negli Stati Uniti (36 mila) e in Belgio (34 mila).

I dati e gli indicatori statistici dell’Annuario, elaborati a partire da fonti statistiche ufficiali nazionali e internazionali, sono disponibili anche su una USB card allegata al volume che consente di accedere a tutta la documentazione e di consultare, scaricare ed elaborare tutte le tavole statistiche.

Tra le innovazioni di contenuto introdotte nell’edizione 2014, si segnalano i dati sugli indici dei prezzi all’importazione dei prodotti industriali, l’ampliamento degli indicatori sulla struttura e le attività delle imprese multinazionali e le quote di mercato dell’Italia sul commercio mondiale per aree geografiche e raggruppamenti di prodotti.

Fonte: Annuario statistico Commercio estero e attività internazionali delle imprese – Edizione 2014

Redazione

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