Confindustria, export traina una Sicilia in apnea
PALERMO, 9 GIU – L’export traina l’economia siciliana, facendo registrare la migliore performance del Mezzogiorno. In particolare, fatto 100 il valore delle esportazioni italiane, il 3% proviene dall’Isola, con il valore più alto tra le regioni del Sud. Un dato in controtendenza, soprattutto se letto alla luce degli indicatori relativi a competitività e attrattività del territorio che vedono, invece, la regione in coda alla classifica.
Il “check-up territorio – dossier Sicilia”, elaborato dall’Area Politiche territoriali, innovazione, education di Confindustria e presentato oggi in Confindustria Sicilia, conferma un sostanziale divario tra il Centro Nord e il Sud e mostra un’Isola ancora in apnea.
Ma se è vero, ad esempio, che, secondo i dati estratti dall’ultimo censimento Istat, il 97% delle imprese siciliane ha un numero di addetti inferiore a 10, è vero anche che, nonostante le piccole dimensioni “le aziende non sono rimaste con le mani in mano e, piuttosto che piangersi addosso, si sono attivate per cercare nuovi mercati”, commenta il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante. “A far registrare i numeri migliori – aggiunge – non è infatti l’oil (il cui export è diminuito del 23%), ma gli altri comparti, dall’elettronica al farmaceutico, dai prodotti chimici all’agroalimentare, che hanno fatto registrare un incremento del 14 per cento. Pensate quindi che cosa sarebbe questa terra se fossero create le condizioni per competere se potessimo contare su politiche industriali che non ostacolino chi fa impresa, ma lo incentivino, così come accade nei paesi concorrenti. Le potenzialità sono immense”. Ed è proprio il manifatturiero che fa entrare la Sicilia nella top ten italiana con 23 mila imprese attive (la prima è la Lombardia con 84 mila aziende); negativo invece è il dato sulla densità imprenditoriale (con circa 86 imprese ogni 1000 abitanti, la Sicilia si colloca in ultima posizione. Prima in classifica la Valle d’Aosta con quasi 150 imprese ogni 1000 abitanti). Se, però, si restringe l’analisi alle sole imprese manifatturiere, la classifica delle regioni cambia e la Sicilia guadagna qualche posizione.
Secondo Antonello Montante “occorre una terapia d’urto. È necessario intervenire con urgenza per realizzare alcune delle riforme strutturali, sul progressivo ridimensionamento della spesa corrente, tagliando gli incentivi improduttivi e riducendo il peso del pubblico sull’economia, rendendo efficiente la Pubblica amministrazione e riportando la pressione fiscale a livelli accettabili. Contemporaneamente è necessario porre grande attenzione alle Politiche di sviluppo, sia nel breve, sia nel lungo periodo. Solo così, infatti, sarà possibile ridurre la polarizzazione tra imprese competitive e imprese in difficoltà, contribuendo a riaprire i rubinetti del credito, favorendo gli investimenti, promuovendo l’occupazione e sostenendo l’internazionalizzazione. Ma anche immettendo nel circuito le risorse europee che potrebbero essere rapidamente trasformate, nel prossimo triennio, in investimenti pubblici e privati”. All’incontro hanno preso parte Andrea Bairati, direttore dell’Area Politiche territoriali di Confindustria; Nino Salerno, vicepresidente di Confindustria Sicilia con delega all’internazionalizzazione; Linda Vancheri, assessore regionale alle Attività Produttive; Raffaele Mazzeo, senior advisor Kpmg e coordinatore del Centro studi di Confindustria Sicilia; e Simona Vicari, sottosegretario al Ministero per lo Sviluppo economico.
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