Fondazione Anna Lindh, popoli del Mediterraneo più vicini di stereotipi
Roma (di Patrizio Nissirio) – Un Mediterraneo dove le culture e i valori delle persone appartenenti a popoli diversi sono molto più vicini di quanto la politica e i media, con il loro uso troppo frequente di stereotipi, sappiano raccontare: è quello che emerge dal rapporto 2014 su tendenza interculturali e cambiamenti sociali della Fondazione Anna Lindh.
Il rapporto è stato presentato nell’ambito della riunione alla Camera dei Deputati della Commissione per la promozione della qualità della vita, gli scambi umani e la cultura dell’Assemblea parlamentare dell’Unione per il Mediterraneo. Il presidente della Commissione, Khalid Chaouki (Pd), ha ricordato come la Fondazione sia uno degli agenti più rilevanti “del dialogo intermediterraneo e per la costruzione dell’identità mediterranea. Un dialogo che è cruciale in questo momento, e che si svolge soprattutto a livello di società civile, giovani e ong”.
Un tema, quello del dialogo tra i popoli, più che tra le istituzioni, che è stato sottolineato anche da Andreu Claret, direttore della Anna Lindh (che ha la sua sede ad Alessandria d’Egitto), che ha ricordato come la Fondazione celebrerà martedì prossimo a Napoli i suoi 10 anni di attività. “I valori dei popoli delle due sponde del Mediterraneo sono più vicini di quanto normalmente pensiamo, è la prima conclusione di questo studio – ha affermato – Ci sono ovviamente delle differenze, ma i valori sono i medesimi: ospitalità, vivere insieme, libertà, lavoro. coesione sociale. Ci mostra che non c’è alcuno scontro di civiltà, ma c’è semmai uno scontro tra ignoranze, che influenza le percezioni reciproche. E la seconda conclusione è un paradosso: i media e la politica dipingono uno scenario che è in contrasto con quello che questa coesione di valori mostra.
Sui media ci sono cose che pure esistono: la guerra, l’estremismo, anche le decapitazioni. Ma i valori delle società mostrano un quadro diverso e più complesso, più positivo, che ci dà motivo di ottimismo. Se noi ci basiamo solo su paura, populismo, allora c’è solo una soluzione di sicurezza ai problemi, ovvero più bombe”.
Eleonora Insalaco, che ha curato il rapporto (tre anni di lavoro di intervistatori della Gallup su 30.000 persone in 13 paesi, tra cui l’Italia) ha illustrato alcuni dei punti rilevanti dei risultati ottenuti dai sondaggi: ad esempio, l’85% degli europei è interessato alla cultura dei paesi del sud ed est Mediterraneo, e l’82% alla loro società ed economia; le percentuali sono rispettivamente il 67 e il 62% sulla sponda opposta, in riferimento ai paesi europei. Tutte percentuali in aumento rispetto ai rilevamenti del primo rapporto del 2010. Al tempo stesso, i numeri indicano un calo della religiosità, che passa dal primo al terzo posto tra i valori fondamentali dei paesi del sud Mediterraneo, nonostante le notizie ci parlino quasi sempre e solo di fondamentalismi.
Una media dell’88% degli interpellati, in tutti paesi, quando si chiede quale sia la caratteristica del Mediterraneo, indica l’ospitalità, l’85% il cibo e lo stile di vita, l’84% la storia comune, e il 78% la partecipazione alla vita civile. Un Mediterraneo, quello delineato dal Rapporto 2014 della Fondazione Anna Lindh, lontano dalla visione tendenzialmente negativa che ne danno le cronache, dove, è stato sottolineato, c’è un “desiderio crescente di fare cose insieme, vivere insieme”.
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