
I ‘tentacoli’ delle Camere di commercio in oltre 100 società partecipate
l volume delle quote azionarie pero’ non e’ omogeneo come si evince dagli allegati alla relazione tecnica del ddl
Sono oltre cento le società nelle quali le Camere di commercio siciliane detengono azioni, in alcuni casi le quote sono minime ma in altri le cifre sono consistenti come per la Sac, la Spa che gestisce l’aeroporto di Fontanarossa dove gli enti camerali di Catania, Ragusa e Siracusa hanno un pacchetto di azioni pensante che fanno valere in seno all’Assemblea dei soci. Ben 16 mln di euro e’ il ‘peso’ della quota in mano alla Camera di commercio di Catania, 4,6 mln invece e’ il valore del capitale detenuto dall’ente di Ragusa. Proprio l’immenso valore delle immobilizzazioni finanziarie che sfiorano i 50 mln di euro, gran parte delle quali di tipo azionario, e’ uno dei nodi della riforma in discussione all’Ars.
Il volume delle quote azionarie pero’ non e’ omogeneo come si evince dagli allegati alla relazione tecnica del ddl. Si va dai 19 mln di Catania ai 9 mln di Palermo, dagli 8 mln di Trapani ai 5 di Ragusa e i 4,7 di Siracusa. Di minore entita’ i portafogli di Messina (404.029 euro), Caltanissetta (161.128 euro), Enna (34.634 euro) e Agrigento (1.889 euro). Nei prospetti trasmessi al governo e arrivati in commissione Attivita’ produttive dell’Ars solo le Camere di commercio di Trapani e Siracusa non forniscono il dettaglio delle partecipazioni mentre gli altri enti allegano gli elenchi con i corrispettivi valori finanziari.
Sull’altro fronte, quello della gestione delle risorse, la situazione di molte camere non è per nulla brillante. Addirittura qualcuna rischia il default.
Incrociando i dati sulla spesa per le pensioni con quelli sugli accantonamenti per il Tfr e i fondi per la quiescenza emerge, infatti, un evidente rischio “default”. Dagli allegati alla relazione tecnica al ddl di riforma viene fuori un quadro disomogeneo: la Camera di commercio di Enna dichiara di disporre poco più di 980 mila euro per il Tfr e le pensioni a fronte di oneri previdenziali iscritti a bilancio per 1,4 mln; Siracusa che ha in carico oneri per 2,1 mln ha disponibilità per appena 370 mila euro circa, 337 mila euro tra l’altro investiti in titoli di stato, mentre per il Tfr del personale in servizio sul conto corrente ha appena 264,24 euro. La Camera di Ragusa ha un debito di 2,1 mln per il Tfr, nel fondo per i pensionati e i dipendenti in servizio dichiara di avere 15 mln di ero a fronte di oneri previdenziali pari al momento a 1,2 mln. A Trapani l’ente non ha nemmeno un euro per il Tfr mentre per le pensioni segnala una disponibilità di 9,4 mln; a Messina il fondo di quiescenza pari a 15,9 mln rischia di prosciugarsi in quattro anni considerando gli onere previdenziali parai a 4 mln all’anno.
Più solide le posizioni delle Camere di commercio di Catania (28,7 mln per le pensioni e 5,7 mln per il Tfr), Agrigento (18,7 mln in larga parte in titoli di Stato) e Caltanissetta con 12 mln tra Tfr e pensioni in un conto Unicredit.
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