La nuova Via della Seta potrebbe passare anche dalla Sicilia
Palermo – ( di Giuseppe Marinaro Agi) – La Via della Seta passa per la Sicilia? C’è chi dà anche questa lettura alla visita privata del presidente cinese Xi Jinping prevista a Palermo per sabato 23. L’Isola come ponte più vicino ai grandi interessi della Cina in Africa, peraltro ben ancorato nel contesto europeo. E chissà che la recente missione di una costola del grande Paese non sia stata una sorta di tappa d’avanscoperta.
Nei giorni scorsi una delegazione di imprenditori siciliani ha incontrato a Palermo Segree Dai, presidentessa dell’organizzazione cinese Eupic, ente governativo cinese, istituito nell’ambito dell’Enterprise European Network della Commissione europea per promuovere la cooperazione commerciale con la Cina e l’Asia in genere, che rappresenta oltre un milione di Pmi cinesi, con 760 mila partner commerciali da 65 paesi diversi, una piattaforma completa che aiuta a promuovere l’innovazione, il commercio, gli investimenti e la cooperazione tecnica tra l’Ue e la Cina.
“Si tratta – commenta Alessandro Albanese, vicepresidente vicario di Sicindustria – di una tappa strategica. Sicindustria lavora da anni per preparare le proprie imprese al mercato cinese e la collaborazione con Eupic, che come noi fa parte di Een, la rete della Commissione europea che sostiene le pmi nei processi di internazionalizzazione, ricerca e innovazione, rappresenta un valore aggiunto importante”. Lo conferma Segree Dai: “L’occasione della visita del nostro presidente ci dà un’ottima opportunità per promuove le nostre relazioni e la cooperazione con la Sicilia. Per gli investitori cinesi gli interessi qui sono nel turismo, nell’agricoltura, nelle tecnologie e nell’innovazione”.
I risultati ci sono: secondo l’Istat il giro d’affari dell’Isola con la Cina si è attestato, soltanto nei primi tre trimestri del 2018, intorno ai 180 milioni di euro di importazioni e 154 milioni di esportazioni, con un incremento superiore al 212% rispetto al 2017. “È per questo – aggiunge Albanese – che non possiamo permettere che le nostre imprese perdano una tale opportunità consapevoli che per la Sicilia si aprono scenari importanti”.
Dalla Regione è giunto un invito a concretizzare un interesse anche per lo stabilimento Blutec, i cui manager sono stati arrestati il 13 marzo con l’accusa di malversazione ai danni dello Stato, con il contestuale sequestro dell’ex fabbrica Fiat di Termini Imerese. Nel tavolo al Mise del 5 marzo, i vertici avevano rivelato l’interesse di un produttore cinese di auto elettriche. Sul suo tavolo, in effetti, l’amministratore giudiziario ha trovato una bozza di intesa per avrebbe previsto il passaggio dell’impianto a una joint venture italo-cinese formata dall’azienda di Rivoli e dalla Jiayuan che sarebbe stata disposta a investire 50 milioni di euro per produrre 50 mila veicoli elettrici in tre anni da piazzare in Europa.
Al momento è tutto fermo in attesa di capire cosa accade. Il presidente della Regione Nello Musumeci e il sindaco Leoluca Orlando saranno tra coloro che accoglieranno Jinping all’aeroporto: forse l’occasione per un breve incontro in cui rimettere in ‘pista’ la questione.
I primi passi della Cina in Sicilia
Nel frattempo la Cina mette radici in Sicilia. Nel corso della visita palermitana, Segree Dai ha pure siglato un accordo di collaborazione con l’università degli Studi di Palermo per avviare un programma di formazione per imprenditori cinesi interessati a fare business in Italia. Per il rettore Fabrizio Micari, “l’accordo di cooperazione è una importante opportunità che risponde agli interessi internazionali della Cina in quest’area e di sviluppo dell’ateneo e del territorio. I risultati eccellenti dei rapporti commerciali proseguiranno nel prossimo futuro, grazie alla nostra esperienza e collaudata formazione in tutti i campi del sapere, da oggi rivolta mediante i programmi di aggiornamento anche agli imprenditori cinesi, generando un circuito virtuoso di cooperazione economica, scambi e partnership commerciali tra il tessuto produttivo siciliano, le istituzioni locali e i mercati internazionali”.
La delegazione cinese con in testa il presidente, accompagnato dalla moglie, è attesa nel pomeriggio del sabato con atterraggio previsto all’aeroporto “Falcone e Borsellino” dopo le 15. Poi tappa a Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana, con all’interno straordinari tesori come la Cappella Palatina. Una quarantina di minuti. E prima di trasferirsi a Villa Igiea, esclusivo e storico albergo cittadino, è probabile un passaggio nel centro storico, tra la cattedrale e piazza Pretoria, dove si trova Palazzo delle Aquile, sede del municipio, e forse il Teatro Massimo, principale istituzione culturale del capoluogo.
Domenica mattina, prima della partenza per Parigi, possibile visita a Mondello, rinomata borgata marinara di Palermo. Un mare che in questa stagione ha un fascino intatto e che potrebbe avvicinare ulteriormente Italia e Cina. Di certo la Sicilia non vuole stare a guardare.
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