LId’à: Laboratorio internazionale di architettura per le potenzialità di Chiaramonte

Le emergenze urbanistiche ed architettoniche di Chiaramonte all’esame di LId’à, il laboratorio internazionale di architettura, organizzato dall’università di Reggio Calabria, che si è volto, per 15 giorni, nella cittadina pedemontana.
Prima di approdare in Sicilia il gruppo di lavoro guidato dalla professoressa Laura Thermes, aveva affrontato alcune tematiche emergenti in Calabria. Si era occupato delle città storiche (San Giovanni in Fiore, Vibo Valentia, Pizzo Calabro, Palmi, Cutro), del ponte sullo Stretto e e delle due città, Messina e Reggio Calabria, dei paesaggi portuali di Gioia Tauro, della costa jonica (Stalettì) delle zone di Rosarno e San Ferdinando.
Per la prima volta approda in Sicilia. E sceglie Chiaramonte Gulfi. Perché? Perché qui si trova un edificio assolutamente singolare, l’ex albergo “La Pineta”, un edificio su più piani, situato sul pendio del monte Arcibessi, a quota 800 metri. E’ stato realizzato negli anni 70, ha conosciuto un periodo di grande fulgore, poi è stato chiuso ed abbandonato ed infine venduto al comune. L’ente locale dovrà pagare, fino al 2035, il mutuo quarantennale acceso per l’acquisto, ma non è mai stato in grado di utilizzarlo. Di più: l’edificio è via via andato nel degrado e oggi il recupero appare sempre più difficile e sempre più lontano. Ma non impossibile. Lo ha dimostrato uno dei cinque laboratori di LId’à, coordinato proprio da Laura Thermes, che ha provato ad immaginare un recupero dell’edificio, inserito in un contesto paesaggistico unico ed irripetibile, perché non è più possibile, in nessuna parte d’Italia, realizzare un edificio in un’area protetta.
lidà_studenti_cinesiDa questo è partita Laura Thermes per proporre un recupero funzionale per realizzare un albergo a cinque stelle: turismo d’élite, quindi, e turismo più “agè”, magari coniugato con quello dei più giovani che potrebbero trovare ospitalità nelle casette sparse nel centro storico che potrebbero divenire una sorta di “albergo diffuso”, che potrebbe essere una delle vocazioni ed uno strumento di sviluppo della cittadina pedemontana. Thermes ed i suoi allievi (69 studenti di architettura o dottorandi delle università di Reggio Calabria e Taipei) hanno immaginato un rifacimento complessivo della facciata, recuperando e riqualificando il lato sud che oggi non ha finestre perché occupato dalla scala, dove si potrebbe realizzare un secondo corpo, addossato al preesistente, per realizzare dei terrazzi e permettere una visione panoramica sulla valle sottostante, fino al mare. Nei vari piani si potrebbero realizzare una piscina, un centro benessere, un ristorante, oltre alla zona alberghiera. Poiché la struttura è solida (benché non in regola con le nuove normative antisismiche), Thermes ha immaginato un rafforzamento adeguato delle struttura portanti, ma non ha escluso la realizzazione di un ulteriore piano.
Il laboratorio sull’ex albergo “La Pineta” era uno dei cinque che sono stati attivati a Chiaramonte e che hanno offerto tutti delle soluzioni avveniristiche ed interessanti. Nei vari settori, gli studenti si sono dedicati allo studio sul “restauro del paesaggio” per quanto riguarda la “nuova cinta muraria” delimitata dagli edifici di C.so Kennedy; il sistema delle piazze e vie attorno all’asse centrale della cittadina iblea; il tessuto urbano del quartiere medioevale di San Giovanni; l’accessibilità degli spazi urbani.
E’ stato immaginato un sistema di parcheggi situato nell’area adiacente la villa comunale, con un teatro all’aspetto ed una piscina, si è pensato di rivalutare il parco urbano ed extraurbano con la vasta area a ridosso del cimitero e della chiesa del Gesù, ma anche con un rifacimento delle piazze San Salvatore e piazza Duomo. Il sistema delle piazze e delle viuzze del quartiere san Giovanni potrebbe essere rivalutato attraverso degli impianti di risalita (ascensori) che si dovrebbero mimetizzare bene tra le casupole. Dietro la chiesa, la zona dell’ex castello, oggi occupata dal serbatoio comunale, potrebbe divenire un punto panoramico. Nelle viuzze sottostante sono state individuate alcune casette non più utilizzabili e, attraverso la loro demolizione, si potrebbe creare una strada di collegamento dal centro della cittadina fino alla zona del castello, più antica e più periferica.

Infine, la “nuova cinta muraria” di corso Kennedy, dove negli anni 70 si è edificato senza controllo, realizzando edifici che si affacciano sul,la valle, che sorgono sul pendio e con forti dislivelli e che, al contempo, hanno precluso la vista dell’antico borgo medievale per chi arriva a Chiaramonte dai tornanti sottostanti. Qui i progettisti hanno immaginato una piazza terrazzo che corre lungo tutta la linea degli edifici su cui si potrebbe aprire una vasta zona commerciale. Nella parte sottostante si potrebbero realizzare dei parcheggi, prevedere dei pullman per il collegamento col centro abitato, o affittare delle bici per il cross o per recarsi a Chiaramonte in bici.
Le soluzioni architettoniche proposti hanno lasciato tutti col fiato sospeso. Le opportunità ci sono e la giunta potrà ora decidere se sposare, in tutto o in parte, le idee progettuali scaturite da Lidà. Il vero ostacolo sono i finanziamenti che oggi bloccano tutti gli enti locali. Resterà tutto un sogno nel cassetto ? Forse si, ma da oggi i chiaramontani avranno imparato a comprendere che la loro città ha mille potenzialità e che delle soluzioni ben studiate potrebbero risolvere il problema dei parcheggi, dell’accessibilità del centro storico, offrire nuovi sbocchi funzionali: belle, vere, avveniristiche. Sognare non è vietato.

Francesca Cabibbo

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