Olive e olio di oliva: la scommessa dell’agroalimentare siciliano
La tradizione delle olive e la possibilità di lanciare la produzione industriale. Si è parlato anche di questo ad Acate, nel corso del convegno organizzato dal Dipartimento Agricoltura della Regione siciliana. Si è parlato di “prodotti con identità territoriale, alta qualità certificata e prospettive di mercato”. Sguardo puntato sulle olive, uno dei prodotti principe della terra degli iblei. Non c’è solo l’olio di oliva “Dop Monti Iblei” a rappresentare una potenzialità tuttora non del tutto completamente espressa, c’è anche la produzione di olive che oggi può diventare un volano per un nuovo settore dell’agro-alimentare.
Ne ha parlato Cinzia Caggia, presidente del corso di laurea in Scienze e Tecnologie alimentari dell’università di Catania e docente di Microbiologia degli Alimenti. Insieme a Cinzia Randazzo, ha analizzato il percorso storico della conservazione delle olive, che in Sicilia veniva affidato alle mani sapienti delle massaie. Con metodi di conservazione diversi, nella Sicilia orientale ed in quella occidentale. “In Sicilia occidentale – spiega Caggia – l’industria per la conservazione delle olive si è concentrata attorno al polo di Castelvetrano. Di recente, quella zona ha subito un calo. Sono convinta che la Sicilia orientale può sfruttare anch’essa questa potenzialità. Nel mercato c’è una forte richiesta e la Sicilia orientale ha una tradizione conserviera altrettanto forte rispetto all’occidente “. Caggia si è poi soffermata sui metodi di lavorazione, diversi nelle due zone siciliane e sull’utilizzo dei ceppi di batteri che garantiscano la salubrità del prodotto ed il rispetto delle normative europee in materia di conservazione agro-alimentare.
Le olive, dunque, e non solo l’olio d’oliva come prodotto di eccellenza della Sicilia che deve scoprire e valorizzare ciò che, da sempre, ha costituito una delle sue grandi ricchezze. In tempo di crisi, una potenzialità inespressa può diventare una risorsa. Perchè la Sicilia, pur con una produzione a ranghi ridotti, è comunque ai primi posti in Sicilia. La Spagna è al primo posto per la produzione di olive, la Grecia è al secondo, l’Italia è al terzo posto. E in Italia, la maggiore produzione è proprio in Sicilia, in netto vantaggio sulla Puglia.
Il convegno si è poi soffermato sulla certificazione di qualità, che permette ai produttori di poter valorizzare il proprio prodotto. Giuseppe Cicero, dirigente dell’Asca di Ispica, ha spiegato i sistemi di certificazione dei prodotti agro-alimentari siciliani. Rosario Simeone Morando, presidente dell’associazione “Biscari Events”, si è invece soffermato sugli effetti benefici dell’olio extravergine di oliva sulla salute umana. “Alcuni componenti bio-attivi – spiega Morando – come l’acido letico, i polifenoli, la vitamina E, hanno effetti benefici sulla salute”
All’incontro hanno partecipato esponenti politici (il sindaco Franco Raffo) ed autorità locali. Ma c’erano soprattutto i produttori, che operano in quelle zone che costituiscono l’ultimo lembo, verso il mare, della zona di produzione del “Dop Monti Iblei”. Hanno ascoltato, hanno appreso: adesso la concretizzazione è nelle loro mani. Crisi permettendo. Senza dimenticare la estrema parcellizzazione del tessuto produttivo della zona, spesso su base familiare. Tutto questo è un handicap difficile da superare.
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