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Sicilia Convention Bureau, diffusi i dati dell’Osservatorio congressuale siciliano 2014
Durante la presentazione dei dati dell’Osservatorio congressuale siciliano 2014, quarta edizione della ricerca realizzata da Sicilia Convention Bureau in collaborazione con UniCredit, rivolta agli operatori della meeting industry, Vincenzo Tumminello, presidente del Sicilia Convention Bureau, ha detto che «il 2014 si è rivelato un anno significativo per il congressuale siciliano, nonostante le criticità della destinazione, a partire dai deboli collegamenti aerei con mercati target importanti e la scarsa competitività sul fronte prezzi di cui la Sicilia risente nell’arena internazionale. La crescita del 61 per cento nel numero di eventi registrati ci rende soddisfatti della partecipazione degli operatori della filiera alla raccolta e mappatura degli eventi siciliani di cui siamo promotori. Ancora la strada da percorrere è lunga e alcune mete siciliane sono meno rappresentate di altre nel quadro generale dell’isola, ma il rinnovato interesse verso il settore manifestato anche dall’Assessorato Turismo della Regione Sicilia ci rende fiduciosi di una svolta sempre più vicina».
La quarta edizione dell’Osservatorio Congressuale Siciliano prosegue lungo il percorso tracciato dal Sicilia Convention Bureau verso «la definizione dell’identità del mercato congressuale siciliano, partendo dai numeri e il valore economico generato dal comparto attraverso un attivo coinvolgimento degli attori della filiera turistica-congressuale, interpellati per mappare la distribuzione degli eventi sul territorio siciliano. Nel 2014 sono state censite 1.675 richieste (+61% rispetto al 2013) inserite da 111 aziende siciliane, di cui 1095 eventi confermati e 580 richieste di eventi poi non confermati, dati positivi se confrontati con il meno performante 2013. La sede prevalentemente scelta per lo svolgimento degli eventi resta il meeting hotel (78%), seguito dalle dimore storiche e le cantine (11% del campione raccolto) e i resort congressuali (5%). Il 34% della committenza rimane italiana nel 2014, con una rilevante quota di richieste provenienti da Belgio (24%), Inghilterra (19%), USA (12%), Francia (10%), e altri stati europei, insieme a Venezuela e Giappone, tra gli extra-europei. Se il 45,8% degli eventi realizzati rientra nella tipologia dei meeting aziendali e il 10% nei congressi, si attesta intorno a un debole 2,8% la quota di viaggi incentive, tipologia su cui puntare nel 2015 per valorizzare destinazioni siciliane ancora oggi inesplorate dal MICE. Il settore merceologico medico/scientifico (27%) continua a rappresentare il più significativo target di domanda, seguito dal largo consumo (14,5%), mentre pressoché assente il comparto sportivo, culturale ed enogastronomico (in media l’1%). Maggio (21%), Giugno e Ottobre (15%) assorbono il maggior numero di richieste per eventi nel 2014, in controtendenza rispetto alla destagionalizzazione registrata lo scorso anno con un calo dal 2013 al 2014 dal 16% al 3% degli eventi svolti nel mese di gennaio. Il trend del 2014 segnala come si sia ridotta la durata media degli eventi rispetto al 2013, con una maggiore incidenza degli eventi di un solo giorno, passata dal 51% al 68% del totale».
Invece sono «cresciuti nel 2014 i piccoli eventi da 10 a 49 partecipanti (48,6%), contro un calo del 19% circa dei medi e un calo del 5,5% dei ‘grandi’ eventi fino a 600 partecipanti. Dei 1095 eventi censiti, solo 903 eventi (pari a una stima del 20% del mercato complessivo regionale) hanno consentito di stimare l’indotto economico generato dal comparto siciliano nel 2014. 76.305 delegati per 39.525 pernottamenti hanno generato un fatturato pari a circa 16 milioni di euro, un dato relativamente contenuto se si considera che 585 eventi su 903 censiti non hanno previsto il pernottamento. Se il 26% e il 23% circa dell’indotto generato è ricaduto rispettivamente sull’area di Catania e Palermo, è Agrigento la ‘più ricca’, con un assorbimento del 30% dell’indotto siciliano generato dal congressuale 2014. Dati timidi ma confortanti, se si considera che l’indotto corrisponde circa a una volta il fatturato diretto; pertanto, considerato che negli anni la quota di eventi che l’Osservatorio è in grado di intercettare è stata mediamente pari a 1/5 di quelli svolti, è presumibile che insieme all’indotto il comparto congressuale siciliano possa valere circa 180/200 milioni di euro. Ma è sui dati qualitativi che occorre porre attenzione per comprendere le ragioni delle mancate conferme che hanno ridotto il bilancio positivo siciliano 2014. Cresce il peso delle tariffe più elevate rispetto alle attese nel rifiuto della Sicilia come sede per un evento (5,3%), mentre si riduce ad appena l’1% il peso della mancanza di collegamenti diretti con la destinazione, segno che l’ampliamento delle rotte servite dalle principali compagnie aeree sta riducendo il peso di uno storico punto di debolezza della destinazione. Tra coloro che hanno specificato una motivazione alternativa nel rifiuto della destinazione Sicilia, il 15% ha indicato la scelta di una meta alternativa come ragione del ‘no’, a fronte di un 13% che non ha ricevuto riscontro alla sua richiesta».
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