Termini Imerese, vi sono le condizioni per il Feg, ma dall’Italia mai pervenuta alcuna richiesta
Bruxelles 04 Dic- “Gli operai di Termini Imerese devono essere salvati, non mantenuti impiccati dalla corda della cassa integrazione. La Commissione Europea mette a disposizione un fondo, già applicato per altri paesi e realtà industriali i cui lavoratori sono nelle stesse difficoltà, mi chiedo perché in Sicilia questo non accada. Forse perché non conviene a qualcuno?”
Così l’eurodeputato siciliano Ignazio Corrao capo delegazione del Movimento 5 Stelle commenta la risposta che la Commissione Europea ha appena dato alla interrogazione presentata dallo stesso Corrao due mesi addietro sulla questione Termini Imerese.
La risposta dell’Europa è positiva: sul caso Termini ci sono le condizioni per l’erogazione dei fondi FEG. Uno spiraglio più che tangibile per le sorti dei lavoratori a poche ore dall’ennesima doccia fredda sulla ormai improbabile cessione del ramo d’azienda alla Grifa.
“Il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG) – spiega Corrao – che offre un sostegno a coloro che hanno perso il lavoro a seguito di importanti mutamenti strutturali del commercio mondiale dovuti alla globalizzazione, diventa essenziale, visto e considerato che sono sempre più numerose le imprese europee costrette alla chiusura, ma mi chiedo perché dalla Sicilia mai nessun rappresentante ha mai paventato questa soluzione facendo la voce grossa col governo nazionale per le varie crisi industriali e occupazionali. Forse perché conviene tenere i lavoratori al giogo delle promesse elettorali di faccendieri che contrattano proroghe alla cassa integrazione o improbabili piani industriali.
Provo rabbia – continua Corrao – a votare positivamente in plenaria le richieste di accesso al Feg per altri paesi e mai per la mia Sicilia”. Vagliato ad esempio a Bruxelles il Feg per diverse case automobilistiche, come la Ford-Werke GmbH, con sede a Genk in Belgio, per i lavoratori della Renault in Francia, o ancora in Italia per la De Tomaso che ha stabilimenti in Piemonte e Toscana. Il Feg inoltre interviene non solo sui lavoratori diretti ma anche per l’indotto e per le pmi coinvolte dall’effetto negativo che causa una crisi industriale come nel caso di Fiat a Termini Imerese, Eni, Keller, Ansaldo Breda, Accentur etc. “Ci sono regioni – spiega il capo delegazione M5S – che si sono bene interfacciate col Governo nazionale ed hanno dato risposte certe ai lavoratori non solo in termini di ammortizzatori sociali ma anche e soprattutto in termini di formazione nell’ambito della programmazione 2014- 2020. Altro che corsi di formazione farlocchi, vedi il caso Genovese. Che interessi ci sono a tenere al guinzaglio i lavoratori in questo modo? Tutto molto strano, considerando che nella mia regione il tasso di disoccupazione sfiora il 70%. Grifa – conclude l’eurodeputato alcamese – si delinea sempre più come una vera e propria scatola vuota allo scopo di ottenere, tramite l’appoggio dei partiti, con esponenti locali e nazionali e dei sindacati, soldi pubblici e l’ennesima cassa integrazione”.
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